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"Un'antologia di racconti, stringi stringi, consiste in un pugno di storie messe in fila su una superficie piana, tutte ragionevolmente fresche e inappuntabili. 'Confessioni di una coppia scambista al figlio morente' è un prodotto differente: il piano è inclinato e i racconti si graffiano le fiancate a vicenda. Nel pigia pigia cogliamo lampi di Roger Federer e insalate russe sepolte in cortile, sacerdotesse del glam rock ed esecuzioni pubbliche in riviera, euroconvertitori bluastri e Hiv; il piccolo apologo morale si stempera nell'horror, l'amarcord si schianta nell'allucinazione. Alessandro Gori è una persona a modo e non si compiace del collasso, ma lo registra suo malgrado come l'autore di quel filmino su Kennedy: un altro mondo non è possibile, tanto vale prendere appunti prima che il cerchio magico dell'infanzia si tramuti definitivamente in un anello di fumo. Siamo tutti in bilico, sembra volerci suggerire, su quell'esile grissino da tonno in scatola con cui ci illudevamo di tagliare le tenebre e penetrare il mondo." (Cagliostro Soncini, Vanity Fair)